PROSSIMA
APERTURA

Un nuovo modello di rigenerazione urbana

L’approccio integra nell’ambito dell’opera pubblica competenze interdisciplinari, pratiche di partecipazione e modalità innovative, affiancando alla riqualificazione fisica dei luoghi la costruzione di un senso collettivo dello spazio pubblico.

Architettura, ricerca psicosociale, arte e comunicazione collaborano a un programma di eventi e attività volte al coinvolgimento attivo della cittadinanza: il cantiere, il dialogo e l’immaginario sono tre dimensioni in cui Prossima Apertura interagisce con il luogo e con i suoi abitanti, generando l’apertura progressiva dei luoghi, reali e simbolici, attorno ai quali si identifica e si esprime una comunità.

A partire dal 2019, abbiamo sperimentato il modello nel quartiere Toscanini di Aprilia (LT).

Il contesto

“Toscanini” è un quartiere di edilizia economica e popolare, costruito negli anni Novanta alla periferia di Aprilia. La mancata realizzazione delle opere di compensazione ha contribuito al progressivo malessere fisico e socio-economico di un’area con diecimila abitanti, rimasti in attesa di spazi e servizi pubblici.

Nel tempo, incuria, micro-criminalità e occupazioni abusive hanno alimentato il generale senso di abbandono e insicurezza, rendendo la buca di Toscanini simbolo del fallimento della pianificazione urbana e di una distanza fisica riconoscibile anche nel tessuto sociale.

Questo luogo sottratto alla collettività per anni, oggi ospita la nuova piazza e si trasforma in luogo di incontro per l’intero quartiere.

La progettazione diviene azione complessa che, oltre ad agire in termini di miglioramento della qualità dello spazio urbano, stimola il riuso e la rifunzionalizzazione delle aree pubbliche, agendo anche in termini di sviluppo della comunità che di quegli spazi sarà interprete e fruitrice.

Al progetto architettonico è affidato il compito di dare forma ad un luogo che possa ospitare e promuovere tale processo, valorizzando le caratteristiche del contesto. Le scelte progettuali si orientano inizialmente intorno a due aspetti fondamentali: rendere l’area accessibile, colmando la distanza iniziale e creando al suo posto un luogo di relazioni, aperto e inclusivo; lasciare libero spazio per usi ed esperimenti collettivi, che favoriscano l’appropriazione da parte degli abitanti, suggerendo al contempo nuove visioni per il quartiere. Un spazio completo, ma non concluso, che fa della sua indeterminatezza il suo punto di forza.
La nuova piazza, di 8.600 mq, si articola su tre livelli che effettuano una ricucitura tra la città e la buca.

Alla quota della circolazione urbana e del parco antistante, la piazza alta ospita il ring, una struttura in ferro a maglia regolare pensata per l’incontro tra più generazioni. Qui, trovano spazio, in compresenza, il gioco e lo sport, momenti di svago e momenti di riposo. Il disegno pavimentale, in colori e materie differenti, organizza le attività e gli elementi di arredo.
La quota intermedia svolge principalmente la funzione di connessione: scale, gradonate e scivoli delineano su due lati un sistema di percorrenze libero e accessibile a tutti, che conduce alla parte inferiore dell’area.

La piazza bassa è un’area libera di 2.400 mq, immaginata per accogliere eventi e attività collettive, agevolate da una pavimentazione in cemento industriale che, diviso in moduli 2 x 2 m, si apre a possibili sovrascritture future. Al centro, una sinuosa seduta a nastro delimita un’area verde di 300 mq, l’oasi.

Superata la piazza, l’intervento architettonico si estende al Parco Europa, un’area verde di 35.000 mq dove uno spazio sottoutilizzato diventa aula aperta e vivaio collettivo. Ridefinendo e completando i percorsi ciclopedonali che attraversano il parco, il progetto mette a sistema le connessione tra gli spazi pubblici del quartiere.

Il cantiere, non più luogo esclusivo per gli addetti ai lavori, diventa un momento di creazione collettiva, un luogo “aperto” in cui accessibilità, visibilità e comunicazione coinvolgono gli abitanti nella trasformazione in atto e accompagnano la progressiva appropriazione da parte della comunità.

Il programma che accompagna i lavori è la vera innovazione di Prossima Apertura. Le attività integrate sono azioni parallele e complementari allo svolgimento del cantiere: avvenimenti in prossimità, visite dell’area in costruzione, eventi e laboratori nelle aree progressivamente completate, sono tutti elementi fondanti di questo processo di trasformazione urbana.

Inserendo le attività integrate negli oneri per la sicurezza, Prossima Apertura afferma che il coinvolgimento degli abitanti è imprescindibile alla costruzione di un luogo per la comunità e attesta che la sicurezza urbana può essere promossa attraverso iniziative che non prevedono il controllo e l’inibizione degli usi, bensì diviene massima quando un luogo è aperto e vissuto.
Mentre accoglie progressivamente gli abitanti, il cantiere comunica con il quartiere attraverso l’uso creativo di opere provvisionali, comunemente impiegate nelle opere edili: un banner, installato a margine del sito, funziona come landmark e annuncia di volta in volta l’inizio delle attività; la recinzione esterna racconta l’avanzamento dei lavori e degli eventi collettivi che ne scandiscono il percorso; una scala di ponteggi diviene accesso temporaneo alla piazza per lo svolgimento dei laboratori.

A partire dalla costruzione di elementi iconici e di riconoscibilità, il cantiere entra in relazione con gli abitanti ben prima di essere concluso, presentandosi al quartiere con un’identità precisa; contemporaneamente, l’apertura di pagine social dedicate permette di accrescere la diffusione del progetto sul territorio, aprendo a nuove forme di dialogo diretto tra progettisti e cittadinanza.

Insieme al cantiere si avvia il processo di community building, ideato e coordinato da un gruppo di lavoro interdisciplinare, con l’obiettivo di indagare la cultura locale e avvicinare le persone tra loro e agli spazi pubblici in costruzione.

Focus group, presentazioni pubbliche, visite del cantiere e tavoli di coordinamento raccolgono intorno all’area una comunità in dialogo, attiva e informata rispetto alle trasformazioni in corso.

Allo stesso tempo Prossima Apertura opera una funzione di facilitazione tra le parti coinvolte, aprendo a nuove modalità di dialogo tra cittadini, associazioni locali e pubblica amministrazione. Il cantiere e le attività che vi hanno luogo promuovono la sussidiarietà tra le parti, con l’obiettivo di costruire un dialogo continuo e diretto che possa avere ricadute positive sulla città e la cittadinanza.

Le attività in programma coinvolgono la comunità, creando nuove occasioni di incontro e formazione, e lo spazio, attraverso la costruzione condivisa di attrezzature e dispositivi leggeri che suggeriscono possibili usi del luogo.

La partecipazione non si intende qui come l’azione di interrogare gli attori del territorio circa finalità, forme ed usi ritenuti idonei per gli spazi in oggetto, ma come un modello d’intervento attento alle categorie interpretative degli abitanti che ricadono, in termini di comportamento, sui modi di abitare gli spazi collettivi. Questi modi possono a volte essere incoraggiati: i laboratori, in particolar modo quelli di costruzione, coinvolgono gli abitanti stimolando la nascita di nuovi legami e usi degli spazi collettivi.

Paint ‘n’ Play

Paint ‘n’ Play è la prima azione di interazione fisica tra gli abitanti e lo spazio, condotta attraverso la forma della pittura murale. Rub Kandy coinvolge i partecipanti al laboratorio nella realizzazione di un’opera d’arte pubblica per i ballatoi dell’edificio, luogo privilegiato di osservazione del cantiere appena iniziato.

Una serie di geometrie colorate si intersecano con i segni già presenti sui muri e si ricompongono in figure attraverso la tecnica dell’anamorfosi. La fruizione dell’opera invita le persone a precorrere i ballatoi e ad osservare il luogo da punti di vista diversi.

Oratio

La ricerca psicosociale condotta da NOEO si affianca alla ricerca fotografica di Alessandro Imbriaco nella sperimentazione di nuovi modi per entrare in relazione con le persone e con i luoghi.

La funzione sociale della piazza è anticipata dai ritratti di gruppo del fotografo, che nei suoi scatti mette insieme persone incontrate casualmente nel quartiere. La restituzione dell’immagine stampata diventa occasione per intervistare gli abitanti e indagare la cultura locale.

A conclusione, i ritratti a grandezza naturale sono affissi sui ballatoi in una grande mostra temporanea in cui i residenti, vicini ma spesso perfetti sconosciuti, si riconoscono e si incontrano.

Oasi

I laboratori di costruzione indagano diversi tipi di spazi e funzioni collettive, con l’obiettivo di stimolare la fantasia e la libertà d’uso da parte degli abitanti. Il piccolo cantiere di autocostruzione si aggiunge ai lavori in esecuzione, dando vita a sinergie e collaborazioni.

In estate un’oasi viene realizzata all’interno della prima parte della piazza completata e aperta al pubblico. Si tratta di un sistema di passerelle in legno che invitano le persone ad entrare nell’ampio spazio verde per sostarvi, godere del fresco regalato dalla vegetazione e dell’irrigazione, prendersene cura.

Picnic urbano

Il tema della convivialità e del cibo indirizzano il secondo laboratorio di autocostruzione, da cui ha origine un grande tavolo circolare, divenuto luogo di incontro per gli abitanti del quartiere. L’elemento, di 12 metri di diametro, si apre in alcuni punti per collegare i percorsi dell’area verde con le rampe di accesso.

All’interno della piazza si inizia a delineare un sistema unitario, in cui elementi permanenti e temporanei collaborano alla costruzione di un immaginario aperto e mutevole.

Il tavolo, inaugurato con un grande picnic di quartiere, attende l’arrivo del mercato a km0 per collaborare alla promozione della filiera corta e dei servizi di vicinato, mentre è già utilizzato per incontri, presentazioni e momenti quotidiani.

All’aria aperta

L’ultimo laboratorio si svolge all’interno del Parco Europa: dopo un anno di pandemia, la primavera ci porta all’aria aperta. Diversi interventi puntuali si attestano lungo i percorsi appena completati, andando a favorire usi esistenti e inaugurandone di nuovi.

Attraverso un’opera ideata da Rub Kandy, un ampio spazio pavimentato si trasforma in un playground, poi completato con l’inserimento di un canestro da basket. Una struttura in legno collega due percorsi, facendosi ponte, gioco, seduta, sdraio e piccolo palco.

Il campo da bocce, ricavato in un’area inutilizzata del parco, ad opera di un gruppo di pensionati locali con l’ausilio dell’impresa appaltatrice, trova l’ombra di due strutture frangisole, complete di sedute e vasi per far crescere piante rampicanti.

Prospettive

Dare forma ad un luogo che accolga le molteplici esperienze dell’abitare può avvenire in molti modi.
Nell’esperienza presentata, il fenomeno si innesca lasciando spazio e tempo all’inatteso. Aprire a ciò che non è pianificato non significa trascurare la natura generativa del progetto, bensì costruire luoghi che sappiano reagire al movimento di chi li abita, sperimentando sistemi aperti come preludio per nuove forme di urbanità.